Piotr è il piccolo sulle ginocchia della mamma Maria

L’infanzia e l’adolescenza (1951-1968)

Piotr Merkury, nome d’arte di Petr Ivanovich Merkulov, nasce il 29 maggio 1951 ad Ossinniki, remoto villaggio della Siberia meridionale nella regione di Kemerovo, un luogo sperduto dentro la Taiga, più vicino alle montagne della Mongolia che alle grandi città della Russia. Nel 1951, il villaggio era una colonia aperta, dove venivano deportate intere famiglie di “nemici del popolo”, il marchio d’infamia adoperato dal regime di Stalin per gli oppositori, accusati di attività anti-sovietica e contro-rivoluzionaria. Suo padre Ivan Nikolayevich, era figlio di un contadino agiato (in russo kulako) e viveva con la moglie Maria Ardatova Frolovna nella grande casa di famiglia nel territorio dell’Altaj. Nel 1930 la giovane coppia aveva già tre figli.
In quei tempi la Russia fu teatro di una collettivizzazione delle terre, e coloro che si opponevano o erano apertamente contrari alle politiche del nuovo governo sovietico venivano deportati. L’abitazione e i terreni di famiglia vennero espropriati e tutti i componenti di casa Merkulov deportati a Narym dove, negli anni della collettivizzazione generale, morirono tre quarti delle persone ivi confinate.
Al momento del trasferimento ad Ossinniki, i fratelli e la nonna erano morti per le condizioni estreme, il nonno materno Frol Ardatov era stato fucilato in un Gulag e il nonno paterno Nikolaj Yacovlevich si trovava ancora in prigione.
Negli anni seguenti nasceranno sei bambini, Piotr sarà l’ultimo figlio. Gli anni dell’infanzia sono anni di difficili restrizioni ma anche fondamentali per la sua formazione. Dalla madre eredita una profonda religiosità, maggiormente sentita in un clima di forzato ateismo.
Il primo contatto con l’arte avvenne mediante le icone che adornavano la piccola chiesa costruita nel villaggio intorno agli anni sessanta. Il suo primo maestro di disegno fu un pittore del luogo, il quale intuendo le sue grandi potenzialità già all’età di otto o nove anni, lo seguiva e lo spronava allo studio della natura. A 17 anni lascia la famiglia e intraprende un viaggio avventuroso per raggiungere la grande città San Pietroburgo, all’epoca Leningrado.

Gli anni di Leningrado (1969 – 1990 circa)

In città sopravvive adattandosi come può e si iscrive alla Scuola Superiore di Disegno e Arti Applicate (V. Muhina).
Nel 1973 entra, superando il rigido concorso di ammissione, nella prestigiosa Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo. Dal 1973 al 1979 frequenta il corso di disegno e pittura diplomandosi con lode e ottenendo la medaglia d’oro.
Dal 1979 al 1981, sempre all’Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo, si specializza in disegno e pittura monumentale sotto il magistero di Andrei Andreevich Mylnikov (1919-2012). Diviene membro dell’Unione degli Artisti dell’URSS, ma, refrattario a qualsiasi ideologia sovietica, vive e lavora al di fuori delle commissioni troppo ideologizzate e di partito, dedito alla ricerca di un percorso artistico libero e personale. Già durante gli anni dell’Accademia infatti dipinge di nascosto anche temi proibiti, di carattere religioso, cercando di realizzare per quanto possibile il suo orientamento.
In questi anni di intenso studio è affascinato dall’arte italiana, faro della didattica dell’Accademia russa, e la ammira per la prima volta nel 1979, durante un viaggio premio in Italia, ottenuto grazie agli ottimi risultati conseguiti negli studi.
L’amore per l’Italia – che chiama la Patria dei suoi maestri del Rinascimento – lo pervade, ma non ci sono ancora le condizioni politiche che gli permettano di trasferirsi. Il 1989 è un anno importante dal punto di vista personale, per la nascita della figlia Angelina, e dal punto di vista professionale per l’inizio di una serie di contatti con le gallerie europee, dopo anni di intenso lavoro in Russia. Con mostra collettiva “La cortina svelata” porta per la prima volta la sua arte in Italia.

Gli anni in Italia (1990 – 2017)

Il desiderio di vivere in Italia coltivato negli anni comincia a realizzarsi, prima saltuariamente poi definitivamente nei primi anni novanta, appena le condizioni politiche glielo permisero.
La vita in Italia diede nuovo impulso alla sua creatività e iniziò un periodo fecondo e prolifico di lavoro, spaziando con naturalezza tra la ritrattistica, temi sacri e motivi naturalistici. Nel 1998, già pienamente inserito nel tessuto sociale e lavorativo italiano, viene in contatto con il mondo dell’arte monumentale, lasciandosi conquistare soprattutto dal fascino delle vetrate artistiche, che studia e approfondisce con viaggi studio nelle Cattedrali gotiche europee.
Fonda lo studio Hermes’ Light e dà vita a importanti opere e progettazioni di arte monumentale.
Affianca, per oltre 20 anni, questa attività a quella dell’arte da cavalletto, non tralasciando mai lo studio e l’amore per il disegno.
Gli viene assegnata la cittadinanza italiana il 31 marzo 2011, esaudendo un desiderio perseguito con tenacia per quasi 40 anni.
Muore a Roma il 4 novembre 2017.

Le opere di Piotr Merkury si trovano in collezioni private, musei, edifici pubblici e sacri, in molte parti del mondo.

La sua personale collezione è tutelata e custodita nell’archivio dell’Associazione Piotr Merkury.